L’inverno meteorologico giunge quasi alla conclusione, ma nei prossimi giorni sono attesi importanti movimenti stratosferici che potrebbero influenzare la circolazione troposferica nelle prossime settimane. Vediamo cosa ci attende analizzando prima la stratosfera e poi soffermandoci sui principali indici teleconnettivi attesi nei prossimi giorni.
Dopo un episodio di forte raffreddamento (cooling) avvenuto attorno ai primi di gennaio, che ha portato ad un compattamento del vortice polare, la stratosfera, ovvero il “secondo” strato dell’atmosfera che si estende a partire dai 13-15km di altitudine, nelle ultime settimane ha subito una serie di forti riscaldamenti nei pressi del polo nord, anche di 40-60°C rispetto ai valori medi in pochi giorni. I primi riscaldamenti hanno avuto poco impatto sulla salute del vortice polare, ma l’ultimo avvenuto nei giorni scorsi e ancora parzialmente in atto, provocherà un forte indebolimento del vortice polare stratosferico, tanto che tra gli ultimi giorni del mese e poi nei primi giorni di marzo è attesa un’inversione dei venti zonali con successivo split. Questa dinamica porterà alla separazione in due lobi del vortice polare stratosferico, probabilmente uno andrà in direzione del nord America e uno nella regione euro-asiatica, separate da una zona di alta pressione; in particolare l’inversione dei venti zonali provocherà una rotazione dei venti nel senso opposto a quello suo naturale, ovvero da est verso ovest (chiamasi moto retrogrado).
In dinamiche come questa è possibile che la stratosfera possa in qualche modo influenzare la troposfera, (la parte più bassa dell’atmosfera in cui avvengono i fenomeni meteorologici) forzando la sua circolazione e di conseguenza rallentando il vortice polare troposferico e, in alcuni casi, provocando uno split anche in questa regione. Nelle prossime settimane potrebbe accadere qualcosa del genere, ma ancora sono necessarie conferme sull’eventuale propagazione.
Considerando gli indici, l’AO, che monitora la salute del vortice polare stratosferico, è attesa virare verso valori negativi a partire dal 4-5 marzo. Nella sua fase negativa la corda zonale è “più lenta” e questo corrisponde a maggiori ondulazioni del vortice polare, con la possibilità di discese di aria molto fredda dalle alte alle basse latitudini, oltre a un rallentamento della sua naturale rotazione da ovest verso est sulla regione polare.
Per quanto riguarda l’indice NAO, il quale è calcolato come differenza della pressione media tra la zona delle Azzorre (sede in genere della parte centrale dell’anticiclone delle omonime isole) e quella islandese e che dà informazioni sui movimenti che avvengono in atlantico, è atteso verso valori inizialmente negativi, poi debolmente negativi o neutri. In questa sua fase si ha una differenza di pressione meno marcata tra le due regioni precedentemente citate, con la possibilità di formazione di blocchi alto pressori sull’atlantico in grado di spingere verso latitudini più basse eventuali colate artiche.
Infine bisogna citare l’indice MJO, che è atteso, sempre nello stesso periodo, nelle fasi 7 e 8, fasi in genere favorevoli a blocchi alto pressori in atlantico e anomalie di geopotenziali nel Mediterraneo, legate anche alla presenza di discese di aria artica continentale e/o marittima.
Tali dinamiche, hanno condizionato le ondate storiche del passato, dove per esempio andiamo a citare gli inverni storici del 1929, dove gelò persino la laguna veneta, o nel 1956 dove la neve fece la sua comparsa a Palermo, Napoli, Cagliari e persino a Lampedusa.
Uno dei più importanti per esempio si ebbe nel 1985, dove un riscaldamento stratosferico di enorme proporzioni, ha consentito che il vortice polare si dividesse in più lobi, andando poi a coinvolgere uno di essi l’Europa centrale ed anche il Mediterraneo, dove si registrarono nevicate e temperature record soprattutto al centro-nord.
Tutto ciò non significa che per forza di cose il nostro paese o ancor più la nostra regione verrà coinvolta da un intensa colata gelida nei prossimi giorni, ma le dinamiche su scala emisferica potranno subìre dei risvolti davvero interessanti.
Tornando ancora nel passato, ma non troppo, tutti voi ricorderanno febbraio 2018, dove un imponente stratwarming avvenuto intorno metà mese, comunicando con la troposfera, e mediante un crollo dei venti zonali, ha consentito che un vasto lago gelido dal territorio siberiano si spostasse in moto retrogrado fin verso l’Europa, coinvolgendo anche l’Italia. Da lì intorno fine mese vi furono nevicate storiche come per esempio a Roma o Napoli, dove ha nevicato fin sul livello del mare, e si sono raggiunti accumuli nivometrici fino a 20 cm in piena città. La nostra regione rimase ai margini di tale colata, subendo un richiamo più mite meridionale invece, dove localmente raggiungemmo valori termici fino a +25°C. Una situazione simile avverrà nei prossimi giorni, dove potrebbe nevicare al nord fino in pianura, ma questo non ha nulla a che vedere con le dinamiche sopra descritte. Come molti di voi appassionati ben sanno, gli inverni siciliani sono spesso condizionati dalla posizione dell’alta pressione delle Azzorre, e dal vortice polare canadese, (un lobo che staziona tra Groenlandia e Canada nord-orientale) ed anche in questa situazione saranno fondamentali i loro movimenti per cui la colata gelida ad est possa scendere sempre più di latitudine.
In conclusione vogliamo dirvi che nonostante siamo alle battute finali di questo inverno 2022-2023, marzo può ancora riservarci delle sorprese invernali di tutto rispetto, ma questa non è una certezza, ma bensì una possibilità visti visti gli ottimi movimenti emisferici.
Articolo a cura di Gianluca Leonardo (Weather Sicily) e Alessandro Lucia (Cms)
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