Il Favonio (o fohn) è un vento caldo e secco che si presenta nelle aree sottovento ogni qualvolta una massa d’aria tenta di scavalcare una catena montuosa, proprio per questo è anche denominato “vento di caduta”. Prima di descrivere alcuni esempi di vento favonico sulla nostra Sicilia è necessaria una premessa teorica, che coinvolge le basi della termodinamica, la branca della fisica che studia le variazioni delle grandezze di stato, come la temperatura (T), il volume (V) e la pressione (P).
Immaginate una catena montuosa disposta longitudinalmente, cioè con le estremità rivolte verso est e verso ovest, costituita da rilievi di diversa altitudine e da vallate più o meno pronunciate; immaginate anche che la catena montuosa sia investita da un flusso di correnti meridionali provenienti dal mare, che supporremo situato a sud, ben strutturato tra le basse e le medie quote atmosferiche. Per semplicità, invece di considerare tutta la massa d’aria, prendiamo in esame un cubetto di volume unitario rappresentativo di esso, ma si potrebbe anche prendere una singola particella.
Fatte queste dovute premesse iniziamo a seguire il nostro cubetto nel suo viaggio. Inizialmente il campione di aria atmosferica è caratterizzato da un tasso di umidità relativa molto alto, quasi saturo di vapore acqueo, e da una temperatura di 20°C; queste condizioni iniziali sono dettate dal fatto che esso, dopo aver sorvolato la superficie marina, abbia acquistato molto del vapore acque stazionante al di sopra fino quasi a saturarsi e abbia raggiunto l’equilibrio termico il bacino. Il nostro cubo si avvicina così a grande velocità verso la catena montuosa, trasportato dalla corrente meridionale, e, poiché non può passarle attraverso, è costretto a scavalcarla; scalando il pendio il cubo va incontro a pressioni atmosferiche via via minori (circa 1 hPa in meno ogni 8 metri), quindi secondo le leggi della termodinamica esso tende ad espandersi, raffreddandosi di circa 5°C ogni 1000 metri, seguendo l’adiabatica satura. Quando si raffredda il contenuto di umidità al suo interno condensa, dando origine alle tipiche nubi da sbarramento, in un effetto denominato stau, il quale può produrre piogge anche consistenti nel settore sopravvento.
Consideriamo che il rilievo che il cubo sta scavalcando avente un’altitudine di circa 1000 metri; la massa d’aria all’interno del cubo, dopo essersi raffreddata di 5°C, avrà una temperatura di 15°C, dai 20°C iniziali. Arrivato sulla cima il cubetto d’aria avrà terminato la parte più difficile del percorso, poiché da adesso lo aspetta una lunga discesa. Scendendo, però, il cubetto d’aria trova pressioni via via maggiori, che lo costringono a comprimersi; secondo le leggi della termodinamica la compressione provoca un aumento della temperatura che determina l’evaporazione dell’acqua condensata durante l’ascesa del rilievo, quindi l’aumento termico segue l’adiabatica secca, che è di circa 10°C ogni 1000 metri. Il nostro cubetto arriverà quindi sulla pianura posta sottovento al rilievo con un contenuto di umidità molto minore rispetto all’inizio (aria secca) e con una temperatura pari a 25°C, avendo aggiunto i 10°C dell’adiabatica secca ai 15°C della cima. Ecco perché il favonio si presenta come un vento caldo e secco.
Esempi di favonio nel clima siciliano
Il primo esempio, quello più famoso, è il favonio generato dai venti meridionali (Scirocco, Ostro e Libeccio) sulla costa tirrenica del messinese e del palermitano tirrenico; le correnti meridionali, scavalcando le Madonie, i Nebrodi e i Peloritani subiscono gli effetti precedentemente citati, andando a rendere le giornate tirreniche calde ed asciutte. L’effetto lampante del fenomeno sono i 10 o 15°C di scarto termico che si vanno ad instaurare nelle giornate di giugno tra il settore ionico e quello tirrenico del messinese. Il favonio sulla costa tirrenica può rendere estreme le temperature estive, con i 42/44°C che non sono poi così rari. Anche il trapanese tirrenico, specie versante occidentale, spesso è esposto all’effetto favonico in occasione di ventilazione meridionale, tramite i rilievi posti a sud di esso.
Un altro esempio di effetto favonico è da ricercare sul siracusano orientale durante le giornate caratterizzate da ventilazione proveniente da ovest, come il Libeccio e il Ponente. In questa zona le temperature risultano più elevate di alcuni gradi rispetto al resto del settore ionico a causa dei venti di caduta dagli Iblei; un esempio lampante sono i 46°C raggiunti qualche estate fa a Floridia (Siracusa) in una giornata con forte Ponente. Sul settore ionico altri esempi da annoverare sono l’effetto favonico del Ponente/Maestrale sul messinese ionico, il quale si verifica spesso d’estate al termine delle ondate di caldo, e il Ponente favonizzato in discesa dai monti Erei verso la Piana di Catania, che tanto ha fatto parlare di se con i record di Catenanuova. Menzione a parte necessita il Libeccio su Messina, che, seppur molto più raro, se accompagnato da un’avvezione calda determina una forte risalita termica sulla città dello stretto.
L’ultimo esempio di effetto favonico che riporto è quello sul basso trapanese e agrigentino in presenza di venti di Tramontana e Grecale in caduta dai monti Sicani; qui l’effetto è più pronunciato esclusivamente nel periodo estivo, quando venti settentrionali a carattere di brezza soffiano in presenza di un’avvezione di aria calda. Anche in questa zona non sono rare le temperature superiori ai 40°C durante tali fasi. Sul settore meridionale altri esempi sono da ricercare nel basso nisseno e nel basso ragusano, i quali sperimentano temperature molto elevate durante la stagione estiva in presenza di correnti di Grecale/Levante.
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