Intorno alle ore 5 (ora italiana) del 15 gennaio si è registrata una forte eruzione del vulcano Hunga, nelle isole Tonga. La gigantesca esplosione ha rilasciato una quantità di energia probabilmente comparabile con la più potente bomba atomica mai costruita dall’uomo e ha proiettato verso l’alto migliaia di tonnellate di particolato e gas. La colonna eruttiva (fig 1) ha molto probabilmente superato la tropopausa ed è giunta fino in stratosfera, uno strato dell’atmosfera compreso tra i 15 e i 50 km; qui il rimescolamento dell’aria è molto piccolo, poiché le correnti verticali sono estremamente deboli, tanto che il materiale proiettato fin qui potrebbe permanere molti giorni, se non mesi o anni. Nel 1883 il Krakatoa eruttò con una potenza ancora maggiore e per molto più tempo: il particolato giunto in stratosfera fece il giro del mondo in poco tempo e determinò un calo della temperatura superficiale media globale d circa 1°C. In questo caso non avverà una situazione simile, poiché l’eruzione è stata molto più breve, ma non è possibile escludere piccole ripercussioni in caso nei prossimi giorni si dovrebbe ripetere il fenomeno.L’energia rilasciata dall’esplosione è stata immediatamente trasmessa all’atmosfera, generando un’onda sferica di pressione. Per capire tale concetto è utile un esperimento mentale: quando si lancia un sasso sulla superficie di un lago, di uno stagno o del mare, l’energia cinetica trasmessa dall’oggetto all’acqua si rende visibile tramite onde che si allontanano circolarmente dal punto di impatto (fig 2). L’atmosfera è una miscela di gas ed è da considerare come un fluido, proprio come l’acqua, quindi i loro comportamenti sono per certi versi simili, per altri meno. Se si considera l’atmosfera costituita da tante particelle, le molecole di gas, si può immaginare l’onda di pressione costituita da un fronte in cui le particelle convergono (cioè si avvicinano) – COMPRESSIONE- e da un altro fronte immediatamente successivo in cui le particelle divergono (cioè si allontanano) – DILATAZIONE-; tali fronti si susseguono uno dopo l’altro, andando a costituire il treno d’onda. La stessa cosa succede con il suono, in cui impulsi di compressione si alternano a impulsi di dilatazione; il timpano dell’orecchio umano è costruito proprio per captare le differenze di pressione, trasducendole in impulsi elettrici in grado di esser “letti” dal cervello.Nel grafico della pressione atmosferica registrato dalla stazione meteorologica di Milazzo (fig 3), così come in tutto il mondo, si può notare proprio questo: il normale andamento meteorologico della pressione è stato interrotto da due impulsi di compressione e due di dilatazione, conseguenti all’arrivo dell’onda d’urto generata dall’eruzione vulcanica. Per dare un’idea degli ordini di grandezza, basti pensare al fatto che il passaggio di un ciclone po’ far diminuire la pressione di 30 o 40 hPa in 24 ore, mentre questo evento ha provocato oscillazioni di 2 o 3 hPa in pochi minuti. Una variazione così piccola della pressione atmosferica, pur essendo significativa per l’evento in questione, non è capace di generare variazioni significative delle condizioni meteorologiche, anche se in atmosfera imperturbata si potrebbero osservare piccolissime variazioni nella velocità e direzione del vento o nella temperatura.
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